Patologie

  • Cataratta
  • Cheratocono
  • Glaucoma
  • Maculopatie
  • Retinopatie
  • Congiuntiviti
  • Cheratiti
  • Uveiti
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Cataratta

La maggior parte delle cataratte è correlata all'età avanzata. L'invecchiamento comporta, infatti, una serie di modificazioni fisiologiche a carico del cristallino; queste comportano una riduzione della sua trasparenza e una minore flessibilità, che nell'insieme rendono difficoltosa la messa a fuoco dell'immagine.

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Il cristallino è costituito da acqua e proteine, organizzate per garantirne la trasparenza; con il passare degli anni, la struttura si altera e va incontro ad ossidazione determinando l'opacizzazione della parte. Quando il cristallino inizia a perdere la sua trasparenza è necessaria una luce sempre più intensa per leggere e l'acuità visiva si riduce.

Se diviene completamente opaco, l'individuo è funzionalmente cieco, nonostante i recettori retinici siano integri.

Oltre alla senescenza, sono stati individuati altri fattori di rischio per lo sviluppo della cataratta, di seguito elencati:


Cheratocono

Il cheratocono é una malattia progressiva non infiammatoria della cornea che insorge solitamente fra i 14 e i 20 anni, caratterizzata da uno sfiancamento del tessuto della cornea; la cornea tende ad assottigliarsi e ad assumere una forma irregolarmente appuntita, a "cono".


La cornea é la prima lente che i raggi luminosi incontrano nel loro percorso verso la retina ed é responsabile per circa l'80% della messa a fuoco delle immagini. Il cristallino e la lente interna dell'occhio, ne completano la funzione. Per ottenere delle immagini perfettamente focalizzate, é necessario che la cornea abbia una forma regolare, più curva al centro e lievemente più piatta in periferia. Nel cheratocono sia l'entità, che la distribuzione della curvatura, risultano modificate (astigmatismo irregolare) e l'immagine risulta sfuocata.


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QUALI SONO LE CAUSE DEL CHERATOCONO?

Le cause del cheratocono non sono ancora completamente chiarite. È presente una componente genetica, mentre altri fattori di rischio sono alcune malattie oculari, come la retinopatia del prematuro, la retinite pigmentosa e le cheratocongiuntiviti primaverili, patologie sistemiche come la sindrome di Down o alcune malattie del collagene, l'atopia e lo strofinamento continuo degli occhi.


Nel cheratocono si verificano anomalie di crescita e metabolismo delle cellule corneali, i cheratociti, che non sono più in grado di garantire una adeguata architettura della cornea.


QUALI SONO I SINTOMI DEL CHERATOCONO?

Il cheratocono determina annebbiamento visivo, in alcuni casi associato a sensazione di fastidio alla luce.



QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL CHERATOCONO?

Se affetti da cheratocono, ill disturbo visivo tende a peggiorare con il passare del tempo. L'entità del difetto visivo dipende dalla localizzazione, dall'estensione e dal grado di ectasia (sfiancamento del tessuto) della cornea.

La deformazione corneale causa un astigmatismo irregolare che impedisce una messa a fuoco ottimale degli oggetti, indipendentemente dalla distanza di osservazione.

Il cheratocono negli stadi iniziali é correggibile con occhiali, negli stadi intermedi con lenti corneali a contatto. Negli stadi più evoluti le lenti a contatto possono risultare mal tollerate, o insufficienti a correggere il difetto visivo.


LA DIAGNOSI

Durante una visita oculistica, nel dubbio di cheratocono, verranno prescritti degli esami di approfondimento:

  • La topografia corneale, é l'esame preferito per la diagnosi e lo studio dell'evoluzione del cheratocono, essendo in grado sia di riconoscerlo anche nelle fasi precoci e di valutarne l'eventuale progressione nel tempo. Consiste nella proiezione sulla cornea dell'immagine di anelli concentrici (topografia a riflessione) o nella scansione della cornea con un fascio di luce di forma lineare (topografia altitudinale). I dati ricavati vengono elaborati da appositi programmi computerizzati che li trasformano in precisi valori di curvatura, rappresentabili in mappe colorate che rappresentano la forma delle superfici della cornea. L'esame deve essere effettuato dopo aver sospeso l'uso delle lenti a contatto per un periodo variabile da 5 a 20 giorni a seconda del tipo di lenti a contatto che si è soliti indossare.
  • La pachimetria corneale, é un esame atto a misurare lo spessore corneale; nel cheratocono lo spessore di alcune porzioni della cornea é ridotto.


I TRATTAMENTI

Gli occhiali possono garantire una buona qualità di visione quando l'astigmatismo é ancora contenuto o il cheratocononon é centrale, mentre le lenti a contatto permettono una buona visione anche in molti casi nei quali la correzione con gli occhiali non é sufficiente. Non esistono, però, dati che dimostrino che le lenti a contatto prevengono la progressione del cheratocono.


Le terapie chirurgiche sono invece successive, con tecniche conservative o meno: queste ultime opzioni vengono a realizzarsi solitamente quando compare una intolleranza alla soluzione contattologica o nei casi di cheratoconoavanzato, con eventuali segni di scompenso corneale.


TRATTAMENTO CHIRURGICO DEL CHERATOCONO

L'intervento conservativo é il Cross Linking Corneale, una tecnica parachirurgica utile prevalentemente nelle fasi iniziali, in caso di comprovata evolutività del cheratocono. È un metodo di "rinforzo" dell'impalcatura proteica della cornea, con l'obiettivo di aumentare la connessione fra le fibre e pertanto la loro resistenza, permettendo di contrastare e, in buona parte dei casi, arrestare l'evoluzione del cheratocono.


Nel caso in cui le porzioni centrali della cornea siano trasparenti, é possibile ricorrere all'impianto di segmenti intrastromali. L'intervento consiste nell'impiantare manualmente o mediante l'uso di un laser uno o due segmenti semianulari in materiale plastico trasparente altamente biocompatibile nel tessuto corneale. Lo scopo principale dell'intervento è quello di ripristinare una forma più fisiologica, riducendo al massimo la deformazione e l'irregolarità della porzione centrale della cornea, corrispondente alla pupilla e all'asse visivo, cercando di stabilizzare il più possibile il quadro evolutivo tramite un'azione meccanica di sostegno.


Nel caso di danno marcato della parte centrale della cornea, le opzioni sono:

  • il trapianto della cornea a tutto spessore (PKP, cheratoplastica perforante), che consiste nel sostituire i 7-8 mm della cornea centrale degenerata con quelli di un donatore. Il trapianto ha lo scopo di restaurare la funzione visiva alterata dalla ridotta trasparenza corneale, migliorare l'acuità visiva ridotta dalla abnorme curvatura della superficie corneale quando essa non sia più correggibile con lenti a contatto o altri mezzi, ricostruire un tessuto di spessore normale quando la cornea sia assottigliata.
  • La cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK) consiste nel rimuovere la maggior parte dello stroma corneale, lasciando integra la porzione più posteriore, sostituendola con una equivalente porzione di cornea di donatore, suturata alla restante cornea del ricevente.


LA PREVENZIONE

Non é possibile attuare una prevenzione primaria, in quanto non ci sono fattori di rischio modificabili al fine di evitare l'insorgenza del cheratocono.

È possibile individuare precocemente la malattia, grazie alle moderne metodiche diagnostiche, con il vantaggio di rallentarne, in casi selezionati, la progressione.

La visita oculistica completa è un esame indispensabile per porre il sospetto diagnostico e andrebbe effettuata regolarmente durante l'età dello sviluppo, quando esiste familiarità per cheratocono o in caso di visione sfocata nonostante la correzione con l'occhiale. L'approfondimento diagnostico prevede l'utilizzo della topografia corneale e della pachimetria corneale.


Glaucoma

Il glaucoma è la seconda causa di cecità a livello mondiale, secondo la World Health Organization. Inoltre, per l'aumento dell'età media della popolazione, la prevalenza del glaucoma è in costante crescita.

Il glaucoma provoca la progressiva morte del nervo ottico, ossia di quel "cavetto" che collega l'occhio con il cervello. La malattia ha un andamento molto subdolo, poiché nella fasi iniziali non dà alcuna sintomatologia ed è solamente l'oculista a potersene accorgere.

È solamente nelle fasi finali della malattia, quando ormai il nervo ottico è irrimediabilmente compromesso, che il paziente si rende conto di avere perso enormi porzioni di vista con una grande amputazione del campo visivo. Proprio per questo motivo, nei paesi anglosassoni il glaucoma viene definito come "il ladro silenzioso della vista".


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Fino ad alcuni anni fa, il glaucoma significava elevata pressione oculare, tuttavia, più recentemente, la comunità scientifica ha fatto maggiore chiarezza a riguardo e definisce ora il glaucoma come una malattia del nervo ottico a genesi multifattoriale. Ciò significa che numerose e varie sono in realtà le condizioni che comportano la sofferenza e la morte delle cellule che compongono il nervo ottico. Tra queste rivestono particolare importanza i fattori genetici ed anatomici. Certamente permane il ruolo della pressione intraoculare, che oggigiorno rimane comunque l'unica componente sulla quale la terapia medica o chirurgica abbia la possibilità di intervenire.

Maculopatie

La degenerazione maculare correlata all'età costituisce nel mondo industrializzato la più importante causa di grave danno visivo nella popolazione adulta, responsabile di circa due terzi delle invalidità visive. L'evoluzione delle terapie negli ultimi dieci anni sta modificando il quadro favorevolmente e si calcola che in circa il 50% dei casi sia oggi possibile prevenire l'evoluzione in invalidità visiva.


QUALI SONO LE CAUSE DELLA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE?

Come in tutte le patologie degenerative, anche per la degenerazione maculare senile non è possibile identificare una vera e propria causa, mentre si riconoscono alcuni fattori di rischio, ossia caratteristiche fisiche, oculari e sistemiche o comportamentali, che aumentano le probabilità di andare incontro alla malattia.



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Fra i fattori di rischio maggiori:

  • Età
  • Fumo di sigaretta
  • Familiarità per degenerazione maculare correlata all'età
  • Ipertensione arteriosa e malattie cardio-vascolari
  • Obesità


QUALI SONO I SINTOMI DELLA DEGENERAZIONE MACULARE SENILE?

La degenerazione maculare senile esordisce con un calo visivo, comune è la difficoltà alla lettura. Questo può essere lentamente progressivo, soprattutto nella forma atrofica, rapidamente progressivo o addirittura improvviso, soprattutto nella forma neovascolare.


La visione distorta (le linee diritte diventano storte) può essere un segno importante.


Nelle forme avanzate la visione centrale è gravemente compromessa e si ha la sensazione di una macchia fissa al centro della visione, mentre rimane possibile vedere gli oggetti ai margini della macchia centrale.Talvolta non si avverte nessun sintomo, perché un solo occhio è affetto e l'altro compensa il difetto visivo.


LA CLASSIFICAZIONE

Si possono distinguere tre forme principali di degenerazione maculare:

1. Maculopatia iniziale

Nella forma iniziale della degenerazione maculare, del materiale lipidico si deposita negli strati profondi della retina formando dei depositi giallastri (drusen), associati a delle irregolarità dell'epitelio pigmentato retinico. In questa fase in genere non si avverte alcun disturbo visivo.

Nel 10-20% dei casi la forma iniziale evolve in una forma avanzata, che si associa a danno visivo.


2. Maculopatia atrofica (o secca)

È caratterizzata da una lesione della retina centrale, detta atrofia geografica: si tratta di un'area a margini netti di atrofia della retina, attraverso la quale traspaiono i sottostanti vasi della coroide.


3. Maculopatia essudativa (umida o neovascolare)

La lesione caratteristica è la presenza di neovasi che, a differenza dei normali vasi retinici, permettono la fuoriuscita di liquido (sangue e siero) che si accumula nella retina e sotto la retina. La retina si inspessisce per la presenza di liquido, i fotorecettori e le altre cellule retiniche essenziali per la visione prima si disallineano, poi si danneggiano e degenerano. La malattia evolve in una cicatrice fibrosa che occupa il centro della retina (degenerazione maculare disciforme).


LA PREVENZIONE

Alcuni importanti fattori di rischio della degenerazione maculare non sono modificabili: predisposizione genetica, familiarità per la malattia ed età.

È importante invece prestare attenzione ad altri fattori di rischio di maculopatia avanzata, che sono invece modificabili.


  • Fumo di tabacco

Costituisce il principale fattore comportamentale di rischio, moltiplicando fino a tre volte il rischio di degenerazione maculare. È quindi assolutamente consigliabile smettere di fumare.


  • Alcool

Il consumo moderato di alcoolici a moderata gradazione (birra, vino) non costituisce fattore di rischio, mentre l'abuso deve essere evitato.


  • Dieta

Lo studio clinico controllato AREDS ha dimostrato che, l'implementazione dietetica con elevate dosi di antiossidanti (vitamina C, beta-carotene, vitamina E, zinco, rame), può ridurre il rischio di insorgenza di maculopatia avanzata nel secondo occhio in persone che ne siano già affette in un occhio. Lo stesso studio, ed il suo proseguimento, non hanno dimostrato l'efficacia nella prevenzione dell'insorgenza delle forme iniziali di maculopatia.

Si può tranquillamente suggerire una dieta ricca di vegetali verdi e di frutta fresca, potenzialmente in grado di incrementare il pigmento maculare senza effetti collaterali.

Una regolare assunzione nella dieta di acidi grassi polinsaturi, come gli omega-3, presenti nell'olio di pesce, potrebbe svolgere un ruolo protettivo.


  • Obesità

Un'elevata massa corporea è sospetta di comportare un rischio aggiuntivo di degenerazione maculare. Il controllo del peso, come quello della pressione arteriosa e delle patologie cardiovascolari, appare raccomandabile.


  • Esposizione alla luce solare

Si consiglia l'uso di occhiali da sole che possono proteggere fino al 100% dai raggi ultravioletti.


PREVENZIONE SECONDARIA

Corrisponde alla diagnosi precoce che permette di ottenere i migliori risultati funzionali grazie al trattamento tempestivo delle forme essudative.

In presenza del minimo dubbio della presenza di segni soggettivi della maculopatia, rivolgersi al medico oculista.


LA DIAGNOSI

Per diagnosticare la degenerazione maculare viene eseguita una visita oculistica completa, una valutazione del segmento anteriore, un esame del fundus oculi in midriasi (dilatazione della pupilla).

La dilatazione della pupilla farà vedere male per qualche ora ed è consigliabile essere accompagnati.


Alla fine della visita, l'oculista prescriverà degli esami. In particolare:

  • Angiografia retinica a fluorescenza: determina la presenza, l'estensione, e la sede della neovascolarizzazione. Impiegando filtri specifici, viene usualmente completata dalla retinografia ad autofluorescenza, indicata per la diagnosi della maculopatia atrofica.
  • Angiografia retinica con verde indocianina: utile soprattutto in presenza di emorragia maculare, distacco dell'epitelio pigmentato, quando si sospettino lesioni occulte, o coroidopatia polipoidale idiopatica, o proliferazione angiomatosa retinica.
  • Tomografia ottica a coerenza (OCT): essenziale per la diagnosi ed il monitoraggio della risposta alla terapia.


I TRATTAMENTI

Nonostante i numerosi studi in corso, a tutt'oggi non esiste una terapia efficace né per la maculopatia iniziale, né per la maculopatia avanzata atrofica.

La maculopatia essudativa, responsabile se non trattata della maggior parte dei gravi danni visivi, viene invece oggi trattata con successo mediante farmaci anti-VEGF, in grado di bloccare uno dei più importanti fattori dell'insorgenza e del mantenimento della malattia.

La terapia viene somministrata mediante iniezioni intraoculari, che devono essere ripetute secondo protocolli di riferimento, adattati al singolo caso.

Oggi la terapia laser e la terapia fotodinamica sono state a tutti gli effetti relegate al ruolo di terapie da combinare con gli anti-VEGF (in casi particolari).

Retinopatie

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CHE COSA È LA RETINOPATIA?

Con il termine retinopatia si intende una malattia della retina, la zona dell'occhio deputata alla ricezione delle immagini visive.

Esistono diversi tipi di retinopatie, genericamente accomunate da un danno ai sottili vasi sanguigni retinici.



Ecco sinteticamente come si sviluppa una retinopatia:

  1. il flusso di sangue alla retina viene interrotto, sia per ostruzione che per rottura dei vasi;
  2. questo determina un sanguinamento (emorragia) e la perdita di fluidi, cellule e proteine ​​nell'area (essudati);
  3. si verifica una mancanza di ossigeno ai tessuti circostanti (ipossia) o una diminuzione del flusso sanguigno (ischemia);
  4. l'organismo genera spontaneamente la crescita di nuovi vasi sanguigni (neovascolarizzazione), tuttavia questi nuovi vasi sono generalmente fragili e, a rischio rottura, generano problemi;
  5. la neovascolarizzazione inoltre può anche verificarsi sulla zona colorata dell'occhio (iride).

I sintomi più frequenti comprendono una visione sfocata o doppia, un persistente dolore oculare e arrossamento, comparsa di "mosche volanti" (floaters) e una ridotta visione periferica.


TIPOLOGIE DI RETINOPATIA

Il tipo più comune di retinopatia è legato al diabete: retinopatia diabetica.

Altre forme di retinopatia sono determinate da diverse cause. Un indurimento o ispessimento delle arterie retiniche è chiamato retinopatia arteriosclerotica. L'alta pressione sanguigna nelle arterie del corpo può danneggiare le arterie della retina ed è chiamata retinopatia ipertensiva. L'anemia falciforme colpisce anche i vasi sanguigni degli occhi (retinopatia da anemia falciforme). L'esposizione continua al sole, o il guardare senza protezione il sole durante un'eclissi, può causare danni (retinopatia da danneggiamento solare), così come alcuni farmaci e l'utilizzo di droghe. Le arterie e le vene possono bloccarsi, causando così una retinopatia da occlusione venosa o retinica.


L'IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE:

La cura della retinopatia inizia con una diagnosi precoce e con il trattamento delle differenti condizioni che l'hanno generata. La malattia infatti deriva da diverse cause sistemiche sottostanti ed è quindi necessario che l'oculista operi in sinergia con i medici generici e gli specialisti.


Le persone con problemi di salute che li mettono a rischio di compromissione della vista dovrebbero consultare spesso un oftalmologo. Una volta rilevata la retinopatia, il trattamento precoce è infatti fondamentale per prevenire la perdita della vista.


Ad esempio un costante controllo della pressione arteriosa è essenziale per chiunque soffra di ipertensione. Per le persone con diabete, un buon controllo dei livelli di glucosio nel sangue, un adeguato monitoraggio della pressione alta e regolari esami medici sono cruciali per prevenire l'insorgere della malattia. Le persone con diabete dovrebbero sottoporsi ad un esame oculistico annuale che includa la dilatazione della pupilla per permettere la migliore visione possibile della retina.


Congiuntiviti

La congiuntivite è una delle malattie visive più comuni e può essere acuta o cronica.

 

Le cause sono diverse, da un’infezione batterica a un virus, dall’allergia al polline al contatto con agenti aggressivi. La congiuntivite si manifesta attraverso l’arrossamento degli occhi e un’eccessiva lacrimazione, prurito, sensibilità alla luce o dolore.

 

La visita oculistica permetterà di accertare la natura della congiuntivite, la quale potrà essere trattata con terapie a base di colliri e farmaci.

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La congiuntivite è uno dei più comuni disturbi in grado di colpire l'occhio di adulti e bambini; si tratta di un'infiammazione e/o infezione della membrana trasparente (congiuntiva) che ricopre palpebra e parte del bulbo oculare.

I vasi sanguigni, infiammati, diventano più visibili, causando il caratteristico rossore che rappresenta il sintomo più comune della patologia.


La causa della congiuntivite può essere:

  • un'infezione batterica o virale,
  • una reazione allergica,
  • nei neonati il dotto lacrimale non ben aperto.
  • iStock.com/DawnPoland


L'infiammazione data dalla congiuntivite può essere particolarmente fastidiosa, ma di rado impatta negativamente sulla visione. La causa più comune è un'infezione virale, che spesso accompagna raffreddore e altre malattie da raffreddamento; in questi casi non esiste alcuna terapia e l'infezione deve semplicemente fare il suo corso.


Quando invece la causa si riveli essere batterica, si assiste nella maggior parte dei casi a una risoluzione spontanea, ma se necessario può essere prescritto un antibiotico a copertura o per velocizzare il decorso.


Colpisce in genere un occhio solo ma, se trascurata, può facilmente manifestarsi dopo pochi giorni anche nell'altro occhio.


La prevenzione passa soprattutto attraverso un frequente lavaggio delle mani, anche se in alcuni casi la fonte di contagio rimane sconosciuta.


CAUSE

La congiuntiva è una sottile membrana che ricopre la superficie anteriore del bulbo oculare (ad eccezione della cornea) e della superficie interna delle palpebre, con l'obiettivo di proteggere l'occhio da corpi estranei ed infezioni.


L'infiammazione della congiuntiva prende il nome di congiuntivite e tra le cause più comuni ricordiamo:


  • infezioni
  • virus
  • batteri
  • allergie (in genere in questi casi ad essere colpiti sono entrambi gli occhi),
  • sostanze chimiche e/o corpi estranei che abbiano raggiunto l'occhio
  • dotto lacrimale ostruito (nei neonati)


Congiuntivite virale e batterica

Le congiuntiviti infettive (virale e batterica) possono colpire un occhio solo oppure entrambi;

  • la congiuntivite virale di norma stimola la produzione di sostanze acquose dall'occhio,
  • la congiuntivite batterica, al contrario, è di solito causa della presenza di una sorta di muco giallastro o verdastro e di consistenza più spessa.

Sia la congiuntivite virale che quella batterica possono essere connesse al raffreddore o ai sintomi di un'infezione respiratoria, come ad esempio del mal di gola.


Il disturbo è altamente contagioso, sia per gli adulti che per i bambini; nel caso in cui si venga a stretto contatto con un soggetto che ne soffre si consiglia di lavarsi accuratamente le mani ed evitare la condivisione di cuscini o asciugamani.


I principali fattori di rischio sono:

  • età: I bambini sono a maggior rischio perché vengono spesso a contatto con soggetti infetti a scuola, mentre gli anziani a causa del sistema immunitario indebolito;
  • presenza di un'infezione delle vie aeree superiori, come il comune raffreddore;
  • sistema immunitario indebolito (diabete, terapia immunodepressiva, terapia cortisonica, …);
  • blefarite (un'infiammazione della palpebra),
  • frequentazione di luoghi molto affollati, come treni e metropolitane.


Congiuntivite allergica

La congiuntivite allergica è causata dal contatto con un allergene, ossia una particolare sostanza verso cui viene attivato il sistema immunitario in modo imprevisto (reazione allergica).


In questi casi l'infiammazione colpisce molto spesso entrambi gli occhi, che reagiscono contemporaneamente alla presenza dell'allergene.



Ci sono quattro tipi principali di congiuntivite allergica:

  • congiuntivite allergica stagionale,
  • congiuntivite allergica perenne,
  • dermatocongiuntivite da contatto,
  • congiuntivite papillare gigante.
  • Congiuntivite stagionale e perenne


Le c. allergiche stagionali e perenni sono di solito causate da:

  • polline di erba, alberi o fiori,
  • acari della polvere,
  • scaglie di pelle animale morto.

Sono più comuni nelle persone che hanno anche altre allergie e spesso si verificano contemporaneamente alla rinite (naso che cola, starnuti, …).


Dermatocongiuntivite da contatto

Questa forma è spesso causata dall'utilizzo di colliri, trucchi o altra sostanza chimica.


Congiuntivite papillare gigante

È causata da:

  • lenti a contatto,
  • protesi artificiali e/o punti di sutura utilizzati nella chirurgia oculare.

Si stima che interessi circa l'1-5% della popolazione che fa uso di lenti a contatto morbide e l'1% di coloro che usano lenti a contatto rigide.


Congiuntivite irritativa

Può avere una vasta gamma di potenziali cause, tra cui:

  • acqua clorata in piscina,
  • shampoo,
  • una ciglia che sfrega contro la congiuntiva,
  • fumo o esalazioni.

Se soffrite di congiuntivite allergica probabilmente avrete un forte prurito, una lacrimazione intensa ed un'infiammazione degli occhi, inoltre starnutirete e vi colerà il naso.


La maggior parte dei casi di congiuntivite allergica può essere tenuta sotto controllo con i colliri appositi per l'allergia.


SINTOMI

I sintomi della congiuntivite dipendono in gran parte dalla causa, ma due sono quelli più comuni:

  • occhio arrossato, a causa dell'infiammazione e dell'allargamento dei piccoli vasi sanguigni nella congiuntiva (lo strato sottile di cellule copre la parte anteriore degli occhi)
  • produzione di muco e/o perdite acquose.


Congiuntive infettive

In caso di infezione virale o batterica possono anche comparire:

  • sensazione di bruciore negli occhi,
  • sensazione di sabbia negli occhi,
  • palpebre chiuse al risveglio, a causa della formazione di piccole crosticine (soprattutto in caso di infezione batterica),
  • linfonodo ingrossato davanti all'orecchio.


Congiuntivite allergica

Il prurito è in questo caso il sintomo più fastidioso, spesso accompagnato ad altri disturbi come naso congestionato, starnuti, …


Nel caso di allergia alla polvere i sintomi sono in genere più severi al mattino, al risveglio.


Quando si manifesta un'allergia a un collirio questa può presentarsi con secchezza e dolore alle palpebre.


Nei casi di allergia alle lenti a contatto i sintomi progrediscono più lentamente, ma richiedono un intervento specialistico (oculista) perché a maggior rischio di complicazioni.



CONGIUNTIVITE NEI BAMBINI

La congiuntivite infantile consiste, come per gli adulti, nell'infiammazione della congiuntiva, molto spesso a causa della presenza di infezione; è un disturbo molto comune nell'infanzia, che spesso si manifesta anche con la comparsa di piccoli focolai epidemici in scuole ed asili.


Le cause più comuni sono da cercare in:

  • infezioni, sostenute da
  • batteri,
  • virus,
  • allergie.


Nei neonati è possibile osservare specifiche condizioni:

congiuntivite infettiva per contagio durante il parto da malattie sessualmente trasmesse, come:

  • gonorrea
  • clamidia
  • reazione al collirio usato dopo il parto come terapia topica per la profilassi oculare.


Quando la causa è infettiva è importante sapere che l'infezione può diffondersi da un occhio all'altro per contatto attraverso mani od oggetti, come giochi o asciugamani; l'infezione può anche diffondersi ad altri bambini ed adulti e si noti che il liquido prodotto dall'occhio in risposta all'infezione è ancora contagioso da 24 a 48 ore dopo l'inizio del trattamento.


I sintomi sono variabili da un bimbo all'altro, ma lo spettro di quelli possibili è sostanzialmente sovrapponibile a quello degli adulti, potendo comprendere:

  • irritazione ed arrossamento,
  • prurito,
  • gonfiore delle palpebre,
  • fastidio alla luce (fotofobia),
  • bruciore,
  • palpebre incollate tra loro al mattino, a causa della presenza di una secrezione più o meno spessa (infezione batterica)
  • fluido trasparente secreto dagli occhi (infezione virale o allergia).
  • presenza di piccole croste (probabile infezione virale).


La condizione di solito non è legata a complicazioni a lungo termine, soprattutto se non viene trascurata; fa eccezione l'herpes, che potrebbe causare cicatrici e perdita della vista se non trattata con grande tempestività.


PERICOLI

In genere non si manifestano particolari complicazioni, salvo nei neonati dove le conseguenze possono essere più serie.


Sia nei bambini che negli adulti la congiuntivite può provocare un'infiammazione della cornea, e quindi causare problemi di vista. L'attenta valutazione medica e la terapia tempestiva possono far diminuire il rischio di complicazioni.


QUANDO CHIAMARE IL MEDICO

La maggior parte dei casi di congiuntivite non sono motivo di preoccupazione, ma si dovrebbe contattare il proprio medico ai primi sintomi per curarla il prima possibile.


Contattare urgentemente un oculista in caso di allergia alle lenti a contatto, o in caso di:

  • dolore agli occhi,
  • sensibilità alla luce (fotofobia),
  • disturbi della vista (visione offuscata, vista doppia, …),
  • arrossamento intenso in un occhio o entrambi gli occhi.


DIAGNOSI

Per capire se siete affetti dalla congiuntivite l'oculista farà una visita agli occhi; è possibile che decida di prelevare un campione delle secrezioni oculari congiuntivali per farlo analizzare in laboratorio per capire il tipo dell'infezione e il modo migliore per curarla.


Con una diagnosi precoce riuscirete a proteggere le persone accanto a voi dal contagio, vi farete curare per riuscire a sopportare meglio i sintomi e diminuirete il rischio di complicazioni.


CURA E RIMEDI

Terapia della congiuntivite batterica

Se l'infezione è di origine batterica il medico può prescrivere una terapia con un collirio antibiotico, anche se di norma è un disturbo che si risolve comunque spontaneamente nel giro di 1-2 settimane: in caso di prescrizione di farmaci l'infezione guarirà invece entro pochi giorni.


In alcuni casi, e in particolare nei bambini, invece del collirio viene talvolta prescritta una crema oculare: la crema è di norma più facile da somministrare ai neonati o ai bambini rispetto al collirio, tuttavia può offuscare la visione anche per 5-10 minuti dopo l'applicazione. Con entrambi i tipi di farmaco ci si può attendere che i sintomi scompaiano nel giro di alcuni giorni. Seguite le istruzioni del medico e seguite la terapia fino alla fine, per prevenire le ricadute dell'infezione.


Terapia della congiuntivite virale

La maggior parte dei casi di congiuntivite virale sono lievi. L'infezione di solito si risolve in 7-14 giorni senza alcun trattamento e senza conseguenze a lungo termine, ma in alcuni casi è necessario più tempo.


Il medico può prescrivere farmaci antivirali per il trattamento di forme più gravi, come ad esempio quelle causate dal virus herpes simplex o varicella-zoster. Gli antibiotici non sono invece necessari, in quanto non efficaci contro i virus.


È essenziale in questi casi evitare l'applicazione o la somministrazione di principi attivi cortisonici, in quanto potenzialmente in grado di causare complicazioni molto gravi; in casi dubbi si raccomanda di non usare Tobradex o formulazioni simili senza il preventivo parere del medico.


Terapia della congiuntivite allergica

Se l'irritazione è provocata da una congiuntivite allergica, il medico potrebbe prescrivervi uno o più colliri indicati in caso di allergie.


Tra di essi ricordiamo i principi attivi

  • antistaminici,
  • decongestionanti (efficaci, ma da limitare a pochi giorni di terapia),
  • stabilizzatori dei mastociti,
  • steroidei (cortisone),
  • antinfiammatori.


Può essere di sollievo:

evitare l'uso delle lenti a contatto (in caso di lenti morbide può essere consigliabile sostituirle),

evitare di sfregarsi gli occhi con le mani per non aumentare l'irritazione,

evitare, se possibile, i fattori che scatenano l'allergia.

In caso di congiuntivite papillare gigante è in genere sufficiente evitare l'uso delle lenti a contatto che l'hanno scatenata, mentre nel caso di reazioni a punti o protesi è necessario contattare immediatamente l'oculista per valutare la situazione.


Terapia della congiuntivite chimica del neonato

La congiuntivite chimica secondaria a profilassi topica generalmente compare entro 6-8 h dall'instillazione e scompare spontaneamente entro 48-96 h (Fonte: MSD).


Stile di vita e rimedi pratici

Per aiutarvi ad affrontare i sintomi della congiuntivite prima che scompaiano del tutto, è possibile fare impacchi sugli occhi.


Per fare un impacco, inumidite un asciugamano di cotone senza peli nell'acqua e strizzatelo bene prima di applicarlo sulle palpebre chiuse. Un impacco freddo può essere utile per alleviare la congiuntivite allergica. Se la congiuntivite colpisce un occhio solo, non toccate entrambi gli occhi con lo stesso asciugamano: in questo modo diminuirete il rischio di contagio tra gli occhi.


PREVENZIONE

In caso di infezione, per evitare di contagiare altri soggetti, si consiglia:

  • Lavarsi le mani spesso, con acqua calda e sapone; lavarle soprattutto prima e dopo la pulizia degli occhi o l'applicazione di eventuali colliri/unguenti prescritti dal medico.
  • Evitare di toccare o strofinarsi gli occhi, per ridurre il rischio di contagio dell'altro occhio e non peggiorare i sintomi.
  • Con le mani pulite detergere e pulire l'occhio dalle secrezioni più volte al giorno
  • Lavare spesso federe, lenzuola e asciugamani con acqua calda e detersivo e lavarsi le mani dopo averli maneggiati.
  • Smettere di indossare le lenti a contatto fino a guarigione.
  • Non condividere oggetti personali come cuscini, salviette, asciugamani, gocce per gli occhi, trucchi, …
  • Non andare in piscina.

Nel caso di famigliare con congiuntivite si consiglia di:

  • Lavarsi le mani dopo il contatto con il paziente o con i suoi oggetti personali (federe, asciugamano, …)
  • Evitare di toccarsi gli occhi con le mani non lavate.
  • Non condividere oggetti utilizzati da una persona infetta.


Per evitare recidive di congiuntiviti virali e batteriche:

  • Buttare via e sostituire qualsiasi trucco-viso utilizzato durante il periodo di infezione.
  • Buttare via la soluzione per lenti a contatto utilizzata durante l'infezione
  • Buttare via le lenti a contatto usa e getta usate durante l'infezione.

FONTI PRINCIPALI:

  • CDC
  • MayoClinic
  • NHS, licensed under the OGL


Cos'è la congiuntivite?

La congiuntivite è l'infiammazioe della congiuntiva, una sottile membrana che ricopre la superficie anteriore del bulbo oculare quella interna delle palpebre con funzione di protezione.


Quali sono i sintomi della congiuntivite?

I sintomi sono variabili a seconda della forma contratta, ma i due caratteristici sono:

  • occhio arrossato nella sua parte bianca (sclera)
  • produzione di secreto (liquido o spesso, a seconda dei casi).
  • Nel caso delle forme allergiche è spesso presente prurito.

Quanto dura la congiuntivite?

Dipende dai casi; la comune congiuntivite batterica, quella tipica anche dei bambini, in genere si risolve entro 1-2 settimane.

Come si cura?

La terapia dipende dalla forma di congiuntivite, le più comuni sono:

batterica: antibiotici in colliri (ma è comunque destinata a risolversi spontaneamente)

virale: antivirali

allergica: antistaminici e/o decongestionanti (per brevi periodi) e/o stabilizzatori dei mastociti

Come si prende la congiuntivite batterica?

Il contagio avviene in genere per contatto un soggetto infetto, o con fomiti infetti (asciugamano, ad esempio, ma anche vestiti, trucchi, ...).

Cheratiti

La cheratite può essere causata da vari fattori:


  • infettivi (batteri, virus, protozoi, funghi);
  • agenti fisici (ad esempio i raggi ultravioletti);
  • malattie sistemiche (artrite reumatoide).


QUALI SONO I SINTOMI E I SEGNI DELLA CHERATITE?
In presenza di una cheratite i sintomi più frequenti sono: dolore, occhi che lacrimano, intolleranza alla luce (fotofobia), secrezione mucosa o purulenta, riduzione del visus.


All'esame alla lampada a fessura i segni che l'oculista può riscontrare sono i seguenti: iperemia congiuntivale (occhio rosso), chemosi, gonfiore palpebrale. A livello corneale si può evidenziare la presenza di edema (eccesso di contenuto acquoso all'interno della cornea), piccole erosioni superficiali (a livello dell'epitelio), opacità disseminate all'interno della cornea (infiltrati stromali) e, a volte, torbidità dell'umore acqueo (reazione infiammatoria in camera anteriore).


QUALI FORME DI CHERATITE INFETTIVA ESISTONO?

Le cheratiti infettive sono sicuramente quelle più comuni, vediamo di analizzarle più nel dettaglio in base all'agente eziologico che le provoca.


Cheratiti batteriche


Le infezioni batteriche corneali possono essere provocate da uno svariato numero di microrganismi Gram positivi e Gram negativi. Gli agenti maggiormente coinvolti nello sviluppo di una cheratite batterica sono lo Staphilococcus aureus e lo Pseudomonas Aeruginosa. Qualsiasi infezione corneale necessita di un pronto intervento e di una rapida diagnosi, ciò per fare in modo che i sintomi citati in precedenza non evolvano in situazioni più serie e pericolose. Si possono sviluppare infatti delle vere e proprie ulcere corneali che provocano dolore agli occhi associato, talvolta, a mal di testa. In caso di infezione con Staphilococcus aureus le ulcere di solito sono rotonde o di forma ovalare e tendono a rimanere circoscritte, con bordi ben evidenziabili, ma possono espandersi in profondità portando alla formazione di ipopion (raccolta in camera anteriore di materiale biancastro costituito da fibrina e neutrofili). L'ulcera da Pseudomonas insorge piuttosto rapidamente ed altrettanto velocemente si ingrandisce. È presente di solito edema corneale, secrezione muco-purulenta, ipopion.


In ogni caso per impostare una cura mirata ed efficace, si può ricorrere agli esami di laboratorio per identificare con precisione l'agente infettante.


Cheratiti virali


I virus maggiormente coinvolti nel determinare lo sviluppo di una cheratite sono il virus Herpes Simplex (HSV), il virus Herpes Zoster e l'Adenovirus.


Il paziente con infezione da herpes simplex presenta di solito gli occhi molto arrossati, capillari dilatati (alcuni si rivolgono all'oculista dicendo di avere sangue nell'occhio), lieve edema corneale e infiltrati subepiteliali, con formazione in seguito di una caratteristica ulcera dendritica (cheratocongiuntivite erpetica).


Simili sono le manifestazioni oculari anche in caso di infezione da parte del virus herpes zoster. Tale virus può riattivarsi dopo periodi di latenza e migrare attraverso un nervo sensoriale. In questi casi sono presenti anche sintomi a livello sistemico quali: mal di testa, malessere e febbre, seguiti a distanza di alcuni giorni da iperemia cutanea con eruzioni vescicolari lungo il decorso del nervo interessato.


Gli Adenovirus, che sono coinvolti nella maggior parte delle infezioni virali che si sviluppano a carico delle vie respiratorie (faringiti, raffreddori, tonsilliti, ecc.), possono determinare a loro volta infezioni della congiuntiva e della cornea (cheratocongiuntiviti). Il paziente che ha un'infezione da Adenovirus presenta quindi di solito i classici sintomi influenzali (febbre, raffreddore, ingrossamento dei linfonodi pre auricolari, malessere generale, vomito), ed in più i sintomi della cheratocongiuntivite virale: iperemia congiuntivale, occhio gonfio e che lacrima, infiltrati corneali sottoepiteliali, che possono localizzarsi nella parte centrale o periferica della cornea, e variare per numero e densità. Questi infiltrati sembra si formino a seguito di una reazione immunitaria nei confronti del virus, possono persistere per diverso tempo e purtroppo spesso incidono in maniera negativa sul visus del paziente.


COME POSSONO EVOLVERE?

Le cheratiti, se non curate, possono compromettere la trasparenza della cornea, indispensabile alla corretta visione. Possono essere complicate da perdita di tessuto, che assume la forma di un cratere (l'ulcera corneale, con rischio di perforazione); l'ulcera può evolvere in cicatrici che, se centrali, compromettono la visione. Questa condizione ha come terapia il trapianto di cornea o l'impiego di laser ad eccimeri se l'opacità è confinata nello stroma anteriore.


QUALI SONO LE TERAPIE?

Le terapie dipendono dalla causa che ha provocato la cheratite. In generale la terapia ha tre obiettivi principali:


  • Controllo dell'infezione
  • Controllo dell'infiammazione
  • Favorire la crescita dell'epitelio (riepitelizzazione).

L'infezione è controllata con farmaci antibiotici, sia per via topica (colliri) che per via orale, in caso di cheratite batterica. L'uso di antinfiammatori steroidei - utilizzati per ridurre o eliminare le cicatrici -, quando improprio, può favorire la formazione di ulcere e sono assolutamente controindicati in caso di infezione provocata dal virus dell'herpes. Infatti per la cheratite virale di natura erpetica la terapia è basata sull'uso di colliri o unguenti


antivirali ad applicazione topica (nei casi più gravi si può procedere anche alla somministrazione per via orale), farmaci analgesici e antinfiammatori per ridurre il dolore, colliri a base antibiotica per ridurre il rischio di una sovrainfezione batterica. I farmaci devono essere usati solo dopo la prescrizione di un medico oculista. La riepitelizzazione avviene utilizzando dei lubrificanti, con la temporanea chiusura della palpebra e/o applicazione di lenti a contatto terapeutiche.


Da pochi anni è disponibile anche in Italia un protocollo terapeutico che prevede il trattamento della cornea con staminali. Nel caso specifico di cheratiti che hanno danneggiato la superficie oculare, sono trattabili gli effetti avversi delle cheratiti infettive da batteri, miceti, Acanthamoeba, oltre a quelle di origine autoimmune ("cheratiti
immununitarie").


Inoltre c'è anche la possibilità di ricorrere all'impiego della membrana amniotica che può favorire il ripristino dell'integrità e della trasparenza corneale.


Infine si potrebbe anche utilizzare un collirio a base di NGF (Nerve Growth Factor) quando si è affetti da cheratite neurotrofica, sempre dietro prescrizione di un oculista.


QUALI SONO LE PERSONE PIÙ A RISCHIO?

  • I portatori di lenti a contatto devono prestare massima attenzione alla manutenzione delle lenti; i liquidi di conservazione delle lenti possono essere infetti e, quindi, veicolare l'infezione nell'occhio mediante la lente a contatto (in caso di cheratite o forte congiuntivite l'analisi del liquido e del recipiente delle lenti a contatto può dare al medico informazioni sull'agente infettante e, una volta esaminato, vanno eliminati lenti, liquidi e contenitori). Particolare attenzione va riservata alla cheratite da Acanthamoeba. Si tratta di un agente infettante molto resistente, un protozoo che può trovarsi nelle acque di piscine, fiumi, laghi. L'uomo è altamente resistente, ma basta una minima lesione dell'epitelio corneale per sviluppare una cheratite di questo tipo. Per questo motivo i portatori di lenti a contatto sono particolarmente a rischio, perché la lente può provocare le lesioni microscopiche; questa cheratite è caratterizzata da un forte dolore agli occhi e da un annebbiamento visivo. È estremamente pericolosa e l'infezione può interessare anche il bulbo oculare.
  • Pazienti affetti da Herpes zoster, in particolare quelli che hanno lesioni sulla punta del naso, possono andare incontro ad un interessamento corneale.
  • Pazienti con sindrome dell'occhio secco possono contrarre cheratiti, in quanto presentano spesso erosioni dell'epitelio (prima difesa contro le infezioni).
  • Tutti coloro che guardano senza protezione Fonti di ultravioletti (lampade UVA, saldatrici ed esposizione diretta alla luce del sole) possono anche sviluppare
    la cheratite attinica, caratterizzata da appannamento visivo e dolore che di solito aumenta di notte.

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QUALI SONO LE CHERATITI PIÙ PERICOLOSE?

La cheratite da Acanthamoeba sopra descritta è tra le più pericolose, soprattutto se la diagnosi e la terapia specifica non fossero tempestive. Le cheratiti da funghi, molto rare, possono avere effetti devastanti e possono facilmente penetrare nella camera anteriore (che si trova dietro la superficie esterna del bulbo oculare). In questi casi gli antinfiammatori di tipo steroideo possono favorire la progressione dell'infezione.

La cheratite da Candida si sviluppa spesso in associazione con altre cheratiti o in pazienti con un sistema immunitario depresso.

CONSIGLI UTILI PER LA PREVENZIONE DELLE CHERATITI

Ci sono una serie di consigli che possono essere utili per prevenire la cheratite:


  • lavare correttamente le mani prima di indossare o rimuovere le lenti a contatto;
  • utilizzare preferibilmente lenti a contatto giornaliere, piuttosto che le quindicinali o mensili;
  • non indossare le lenti a contatto al mare, in piscina, sotto la doccia;
  • non dormire con le lenti a contatto;
  • indossare occhiali da sole con appositi filtri UV;
  • utilizzare gli occhialini protettivi quando si fanno lampade o lettini solari;
  • in presenza di herpes labiale evitare di toccare la bocca e poi gli occhi;
  • in caso di occhio secco, tenere gli occhi sempre ben lubrificati in modo da ridurre il rischio di microlesioni che possano favorire infezioni.


Uveiti

COS' È L'UVEITE?

Il termine uveite è un termine generico che indica la presenza di una infiammazione all'interno dell'occhio coinvolgente l'uvea. L'uvea è lo strato intermedio della parete dell'occhio, compreso fra sclera e retina, caratterizzato da un'importante vascolarizzazione.


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È una malattia oculare rara, ma che può potenzialmente, se non curata portare ad un calo visivo permanente e si distingue mediante una classificazione anatomica in:


  • anteriore o iridociclite
  • posteriore o coroidite
  • intermedia
  • panuveite


QUALI SONO LE CAUSE DELL'UVEITE?

La malattia può essere dovuta ad infezioni oculari oppure conseguenza di patologie sistemiche quali le malattie reumatologiche, la sarcoidosi, la TBC, la lue e molte altre.


Spesso tuttavia le cause della malattia non sono evidenti (uveite idiopatica).



QUALI SONO I SINTOMI DELL'UVEITE?

L'uveite si manifesta principalmente con disturbi della visione, occhio rosso, dolore, fotofobia.


LA DIAGNOSI

Viene eseguita una visita oculistica completa di esame dell'acuità visiva, valutazione del segmento anteriore, misurazione della pressione oculare, esame del fundus oculi in midriasi (dilatazione della pupilla).


La dilatazione della pupilla farà vedere male per qualche ora ed è consigliabile essere accompagnati.


Alla fine della visita, l'oculista prescriverà degli esami oculistici e/o sistemici, una terapia topica e/o sistemica e dei controlli periodici da programmare.


I Trattamenti

Nelle uveiti di tipo infettivo la terapia dovrà essere mirata ad eliminare il microrganismo responsabile della malattia. Quindi il trattamento potrà essere:


  • farmaco antivirale, se uveiti virali (herpes virus, varicella, citomegalovirus)
  • farmaco antibiotico, se uveiti batteriche
  • farmaco anti-fungino, se uveiti fungine
  • farmaco anti-parassitario, se uveiti parassitarie (toxoplasmosi, toxocariasi)

In motli casi è comunque necessario associare una terapia con cortisone in gocce o in compresse.


Nelle uveiti di tipo non infettivo, la terapia si basa sull'utilizzo di cortisone.


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